Walter Sacco, referente regionale del Lazio per URI Unione dei Radiotaxi d'Italia, interviene con fermezza nel dibattito acceso che sta animando il settore taxi. Critica apertamente l’atteggiamento di chi, invece di cogliere l’opportunità di confronto offerta dal recente convegno di URI - itTaxi, ha preferito boicottarlo e attaccarlo con sterili polemiche. Un’occasione persa per discutere con pragmatismo del futuro della categoria, lasciando spazio a divisioni e personalismi che non giovano a nessuno.
Sacco evidenzia come, dal 2015 a oggi, la crescita di Freenow nelle grandi città sia stata favorita dall’inerzia di alcuni gruppi sindacali, che hanno persino facilitato l’ingresso della multinazionale, illudendosi che potesse rappresentare un argine contro Uber e NCC. Oggi, invece, si grida allo scandalo per un accordo con Uber che, a differenza del passato, impone regole chiare e limita la sua operatività nel rispetto della legge 21/92. La realtà è che questo accordo è stato necessario per proteggere i tassisti del consorzio, colpiti da anni di indebolimento della loro posizione di mercato.
Ma c’è un’altra contraddizione evidente: molti di coloro che oggi gridano al tradimento erano gli stessi che, fino a poco tempo fa, trattavano con Uber per cercare accordi alle loro condizioni. Eppure, quando è il Consorzio itTaxi a muoversi strategicamente per regolamentare e contenere la presenza delle multinazionali, scoppia la polemica. Il tutto mentre si ignora completamente il danno causato dall’espansione incontrollata di Freenow e dalla mancata difesa dei taxi italiani sul mercato digitale.
La verità è che il settore non può più permettersi di vivere nel passato, sperando di ignorare la realtà delle piattaforme. L’unica strategia possibile è quella di vincolarle alle regole, tutelando al contempo il lavoro dei tassisti. Continuare a negare questa evidenza significa rimanere fermi mentre il mercato evolve, lasciando che siano altri a decidere il destino della categoria.
Sacco invita quindi la categoria a smetterla con le polemiche inutili e a impegnarsi in un dibattito serio e costruttivo. Serve innovazione, formazione e una visione chiara per il futuro, investendo in strumenti digitali, trasparenza tariffaria e qualità del servizio. Solo così si potrà garantire una mobilità competitiva senza sacrificare i principi del servizio pubblico.
Le sfide non si vincono con la demagogia, ma con la strategia. E chi oggi si oppone a qualsiasi cambiamento dovrebbe interrogarsi su quale sia il vero interesse che sta difendendo.