“Il decreto cd. "piattaforme" regola al momento solo una tipologia: quella di intermediazione. Nulla si dice sulle piattaforme di interconnessione. Eppure, in base alla normativa italiana, il servizio taxi può essere esercitato sia in forma singola sia in forma associata. Le piattaforme di interconnessione, nello specifico, prevedono una conformazione cooperativistica, nella quale i tassisti si associano, veicolano l’offerta verso la domanda e si autofinanziano in questo modo.
E’ questo il caso di ItTaxi, dove non si hanno soggetti terzi a far incontrare domanda e offerta, e dove - pertanto - non si applica alcun costo aggiuntivo per il servizio. ItTaxi è una piattaforma di interconnessione di proprietà dei radiotaxi associati a URI, e non di intermediazione tecnologica.
Perché questo genere di piattaforme non viene regolato dal decreto? All’inizio la differenza veniva contemplata. Poi la menzione delle piattaforme di interconnessione è stata, inspiegabilmente, tolta.
Come Unione Radiotaxi Italia e ItTaxi, riteniamo che i decreti voluti dal MIT non solo complichino la situazione senza risolvere nulla ma che addirittura penalizzino i consorzi italiani a favore delle app di mobilità detenute dalle grandi multinazionali.”
Così Leopoldo Facciotti, avvocato di ItTaxi e dell’Associazione URI – Unione dei Radiotaxi d’Italia, intervenuto ieri durante il seminario “Una riforma per i servizi di trasporto pubblico non di linea?” promosso da SIPOTRA, società di politica dei trasporti. Iniziativa a cui hanno partecipato l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, l’Autorità di Regolazione dei Trasporti e numerosi accademici di diritto dei Trasporti e della Navigazione e di Economia Politica.