La Città Metropolitana ha deliberato: le officine sono al lavoro per aggiornare i tachimetri e ripiombarli. I 1.600 taxisti di Torino e provincia avranno tempo fino al 15 settembre per aggiornare la parte variabile della tariffa all’adeguamento Istat del 13,3%, anche se la maggior parte di loro ha già provveduto.
L’ultimo capitolo dell’estate dei rincari sul trasporto pubblico, dopo la manovra sul costo dei biglietti per i pendolari di autobus e treni (6%), l’ormai inevitabile aumento del costo dei ticket di Gtt e quello più che plausibile delle strisce blu. Il viaggio tra l’aeroporto e il centro passa così da un massimo di 36 euro a 40, quello tra Caselle e la zona ospedali da 41 euro a 47.
“Ma non avevamo altra scelta - garantisce Roberto Sulpizi, presidente di Radio Taxi, la cooperativa che da sola rappresenta il 93% delle auto bianche -, non ritoccavamo le tabelle dal 2019 e prima ancora dal 2012. Nel frattempo abbiamo dovuto sopportare il caro carburanti dello scorso inverno e ora un’inflazione spaventosa. Senza dimenticare il fardello di mutui e finanziamenti: i listini delle concessionarie sono lievitati del 30% e ci sono dei nostri associati che si sono indebitati per comprare la licenza e che hanno visto la rata passare da 460 a 530 euro un mese per l’altro”.
Per comprendere gli effetti del tasso calcolato dall’Istat sul prezzo di una corsa media occorre fare una riflessione su come è composta la tariffa dei taxi.
Una parte è rappresentata dai costi fissi: 3,5 euro di bandiera, 50 centesimi per il bagaglio, 1,5 euro per il festivo, 2,5 per il notturno dalle 22 alle 6. Non verranno toccati, anche se in alcuni casi non vengono rivisti dal 2004. L’altra è invece calcolata in base ai valori chilometrici e minutari sui quali verrà applicato il rincaro del 13,3%. Fino al raggiungimento dei 9 euro ora si pagheranno 1,75 euro a chilometro, mentre quando la vettura è ferma in coda o al semaforo il costo sarà di 38,70 euro all’ora, 60 centesimi al minuto. Prima dell’adeguamento ci si fermava a 1,53 e 34,28 euro.
La prima progressione - per le corse tra i 9 e i 14 euro - passa da 1,11 euro a chilometro a 1,25, mentre la parte minutaria da 27,69 euro all’ora a 31,57. La seconda progressione - sopra i 14 euro - ricalcola infine la quota chilometrica da 1,34 euro a 1,51.
“Ma è proprio questa tariffa composita che ci fa dire che non sarà una stangata - assicura Francesco Dinatolo, delegato sindacale di Confartigianato Taxi - specialmente sulle corse più brevi. Prendiamo una ricevuta da sette euro: su 3,5 euro, il prezzo di bandiera, l’aggiornamento Istat non verrà applicato e il prezzo finale sarà pressoché invariato. Gli effetti si sentiranno principalmente sui tragitti più lunghi. Detto che noi avremmo diritto all’adeguamento al prezzo dell’inflazione ogni anno e questo non è mai avvenuto. Di solito a noi taxisti non piace pesare troppo sulle tasche dei nostri clienti. Ma dopo quattro anni e una congiuntura come quella che stiamo attraversando davvero non avevamo altra scelta”.
Una richiesta che le compagnie hanno formalizzato negli scorsi mesi alla commissione taxi della Città Metropolitana. “E onestamente negare il via libera all’adeguamento ci sarebbe sembrato poco logico e soprattutto penalizzante” ammette Pasquale Mazza, sindaco di Castellamonte e consigliere delegato ai Trasporti. “Noi abbiamo semplicemente applicato quello che prevede il regolamento nazionale - argomenta - e che prescrive di procedere con l’applicazione del tasso Istat in caso di eventi eccezionali, come appunto il caro carburanti e la bolla dell’inflazione. Come Città Metropolitana siamo piuttosto al lavoro per stabilire all’interno della nostra normativa un tempo standard per l’adeguamento delle tariffe, ad esempio ogni quattro o cinque anni”.